mentre sfioro
l'incarnato di un fiore
rimessa a un infinito solstizio
non scrollo la testa
ma piego il collo al cielo
sverno le mie mani
a contatto
con l'aria rossa,
cambio paesaggio
-l'appartenenza
era rivolo nascosto-
mi stringe la cicatrice
alla gola
il ricordo di tenerezza
e -se il corpo può essere poesia-
intingo
l'intento profondo
nelle labbra di una voce
a perdita d'occhio, così in silenzio...
*
ph Samitha Cagliero
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